Se tra qualche anno, Filippo, mio nipote, mi chiedesse chi era Gianni Mura, forse gli risponderei soltanto: leggi un suo articolo e capirai. Almeno per me, non è facile racchiudere in poche righe la figura di Gianni, il ruolo fondamentale avuto nel giornalismo sportivo, a cui ha dato lustro e credibilità. Nonché il dolore immenso che ci stordisce per la sua scomparsa.
Gianni è stato sicuramente uno dei migliori, se non il migliore, tra noi, ma questo non basta per spiegare la sobrietà e allo stesso tempo l’efficacia del suo stile, i sentimenti e la classe con cui ha raccontato tutti i più grandi eventi sportivi, ma anche le piccole cose che aiutano a capire, a riflettere, a crescere. Sempre molto rigoroso, molto severo nel condannare le contraddizioni e gli eccessi del nostro mondo. Ha raccontato calcio, ma era innamorato del Tour, che seguiva con quella gioia che andava oltre la sua professionalità. Ha raccontato mirabilmente anche altre sue grandi passioni, come quella per il cibo e la cucina. Grande giornalista sportivo, ma non solo. Celebri, famose le sue recensioni sui ristoranti e sulle trattorie di tutto il Paese. Giudizi chiari , netti, che illuminavano o stroncavano gli osti di mezza Italia in poche righe.
Con Gianni, come con altri colleghi, ho diviso centinaia di trasferte, di viaggi belli e faticosi, abbiamo vissuto insieme mondiali, europei, finali di Champions o semplici partite della nazionale. Ci siamo incontrati negli stadi più famosi o in quelli più lontani e disagevoli, abbiamo bruciato ore e giorni negli stessi alberghi, aggirandoci nella hall in attesa di un pullman o di una partita. Non siamo mai diventati grandi amici, ai suoi occhi, immagino, avevo un limite insopportabile: non so giocare a carte. Non c’è stata trasferta in cui Gianni non abbia organizzato un tavolo, a volte interminabile, di scopone. Famosi i suoi scazzi con Sandro Ciotti, altro appassionato di scopone. E se non c’erano nella hall colleghi bravi, li chiamava, li inseguiva, pur di completare il tavolo.
Gianni era un orsacchiotto buono, ma schivo, molto chiuso. Ci univa una reciproca stima, ma non ci siamo mai aperti completamente. Questo non limita il dolore che provo per la sua improvvisa scomparsa. Se ne va davvero un grande collega, un bel pezzo del nostro sgangherato giornalismo sportivo. E se ne va, sorprendendoci, in un momento in cui siamo già tutti molto tristi. Ciao Gianni, sei stato grande.
Luigi Ferrajolo (Presidente Ussi)