Ci ha lasciati all’età di 71 anni Enzo d’Orsi, grande firma del giornalismo italiano, foggiano di nascita ma perugino acquisito, cresciuto a Foligno e ormai da anni di stanza a Saluzzo.
Ricordato per essere stato il vero ideatore della Supercoppa Italiana ispirando l’allora presidente della Sampdoria Mantovani, Enzo ha seguito per tanti anni la Juventus da firma di punta del Corriere dello Sport, fino al 2000 vice capo della redazione torinese di piazza Solferino nonché inviato, ma ha lavorato anche per Paese Sera ai tempi giovanili di Perugia, per Leggo e il settimanale Rigore, è stato corrispondente de L’Equipe e France Football, ha raccontato quattro Mondiali e cinque Europei, nonché migliaia di partite con una particolare predilezione per il calcio inglese e spagnolo di cui era vero esperto ed appassionato.
Ha anche scritto tre libri sulla Juventus, “Gli undici giorni del Trap” sulla marcia di avvicinamento alla maledetta finale di Atene con l’Amburgo, “Non era champagne” su Gigi Maifredi con cui ebbe un rapporto burrascoso, “Michel e Zibì” su Platini e Boniek. Aveva un innato senso della notizia e sapeva riconoscere chi, come lui, le notizie sapeva cercare, trovare e riportare con chiarezza e senza fronzoli. I suoi scoop più volte fecero infuriare Boniperti e poi Moggi, quando fu il primo a scoperchiare il pentolone del sistema-Juve. Asseriva di tifare il Manchester United e che Di Stefano sia stato il più grande di sempre, ma nei frequenti contatti con gli amici di Perugia ha inevitabilmente rivelato l’autentica passione per la squadra della sua città, che non ha mai smesso di seguire da lontano interessandosi di tutto, dalle vicende societarie a quelle del campo.
Competente, pacato, sempre elegante, scrupoloso, mai sopra le righe, solo apparentemente burbero e in realtà sempre generoso e disponibile, insieme all’amico Roberto Renga, a sua volta scomparso due anni fa, Enzo ha incarnato un giornalismo di altissimo livello che va ormai scomparendo e ha probabilmente ricevuto meno riconoscimenti rispetto a quelli che avrebbe meritato in vita. Prima di andarsene, sapendo dell’arrivo di giorni di festa, ha chiesto a tutti di dedicargli un brindisi e così faremo, onorandone il ricordo. Lascia la moglie Maria Paola, tre figli – Jacopo, firma de La Stampa, Ludovico e Niccolò – cinque nipoti e un enorme vuoto nel mondo del giornalismo sportivo.